La regola dei terzi è un accorgimento che è stato utilizzato per secoli dai pittori ed è tuttora molto diffuso nella composizione di una fotografia. Dividendo l’immagine in terzi e ponendo il soggetto in uno dei punti di intersezione delle linee immaginarie ottenute, si ritiene che l’immagine risulti più dinamica (rispetto ad una composizione che pone il soggetto al suo centro), ma armonica al tempo stesso. La regola è talmente popolare che alcune macchine fotografiche sono dotate di mirini con una griglia di suddivisione in terzi per aiutare il fotografo.
Il fenomeno è dovuto all’incapacità dell’iride di chiudere la pupilla a fronte del lampo troppo veloce del flash. Il lampo stesso va dunque a colpire la retina, altamente vascolarizzata (lo stesso principio è usato intenzionalmente dall’oftalmoscopio, lo strumento utilizzato per esaminare la retina). L’effetto è solitamente più pronunciato nei soggetti con occhi grigi o blu e nei bambini (che hanno pupille più grandi e meno pigmentazione degli adulti).
In alcune specie animali, lo stesso effetto può risultare in colorazioni diverse dal rosso;
In fotografia, il termine esposizione indica il tempo durante il quale l’elemento sensibile (pellicola fotografica, per la fotografia tradizionale o sensore elettronico, per quella digitale), resta esposto alla luce che passa attraverso il sistema ottico (obiettivo) (vedi: tempo di esposizione); più spesso, in gergo tecnico, la stessa parola indica la quantità totale di luce che nel suddetto periodo passa attraverso il sistema ottico. L’esposizione si misura in EV (valore di esposizione) ed è determinata con l’ausilio dell’esposimetro.
L’esposizione è definita come esposizione = intensità luminosa × tempo
e pertanto dipende dalla combinazione tra le impostazioni del diaframma,